Scarpinare sui sentieri di montagna, oltre che bello, è anche un esercizio molto utile.
Serve a rinfrescare nella mente intorpidita un concetto apparentemente ovvio ma spesso sottovalutato quando la salita accorcia il fiato, spezza le gambe e concentra ogni pensiero e ogni sguardo sulla fatica del passo dopo passo.
A ricordare, cioè, che la discesa, solo perché si chiama discesa, non è poi così facile come ci si immaginava e che va gestita con accortezza e con il debito controllo di ogni muscolo, se si vuole tornare a valle con un sorriso stanco e soddisfatto anziché con le ossa rotte dopo un lungo ruzzolone.
-
Articoli recenti
Commenti recenti
Archivi
- luglio 2015 (1)
- febbraio 2013 (1)
- agosto 2012 (1)
- aprile 2012 (1)
- gennaio 2012 (1)
- ottobre 2011 (1)
- settembre 2011 (1)
- agosto 2011 (1)
- luglio 2011 (1)
- Maggio 2011 (1)
- aprile 2011 (1)
- dicembre 2010 (2)
- novembre 2010 (1)
- ottobre 2010 (3)
- settembre 2010 (3)
- agosto 2010 (7)
- luglio 2010 (3)
Categorie
Meta
Oh, decisamente :-)
Ho intravisto un senso ben nascosto. Diversamente espresso.
anche io in effetti..
nelle discese sono un disastro.
Potrei camminare anche per otto ore di fila, mi piace la montagna come mi piace il mare, però datemi una meta che sia commestibile.
@Laura: del saliscendi tu sei una filosofa.
@Selene, @Mastra: è tutta colpa dell’età: le articolazioni diventano meno agili e le discese più insidiose.
@Pietro: anch’io :-/
@m: che piacere vederti da queste parti! La meta commestibile rende tutto più godibile.